Intervista a Simone Musumeci, capobarca di Macana Maldives

La biologia dovrebbe apparire eccitante come un libro di favole, perché la biologia è anche una storia di magie” Richard Dawkins

Macana prima di essere un’azienda è passione, la passione di coloro che hanno contribuito a renderla un progetto vissuto dalla parte del mare e sul mare.

Ciao Simone, partendo dalla frase di Richard Dawkins ci puoi dire cosa rappresenta per te il mare e la biologia?

La frase di Dawkins è un po’ il sunto della mia vita!
Ti rispondo però con un’altra citazione di un mio conterraneo scriveva “Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natìa circondata dal mare immenso e geloso. – L. Pirandello”. Noi Siciliani siamo così è proprio vero!
Ho sempre avuto una enorme passione per la biologia, gli animali ed in particolare il mare! Da piccolo non leggevo i fumetti ma amavo leggere i libri che riguardavano la biologia, inoltre ogni qual volta trovavo in tv un documentario restavo affascinato da quanto osservavo, proprio come fossero delle favole.
Questa passione mi ha sempre accompagnato anche nella carriera universitaria.
Prima la laurea in Scienze Ambientali e poi quella in Scienze del Mare mi hanno permesso di approfondire tutte le curiosità permettendomi di conoscere le meraviglie della natura e soprattutto del Mare.
Oggi mi piace divulgare le mie conoscenze soprattutto attraverso la fotografia subacquea, a tutti quelli che amano la natura e soprattutto alle nuove generazioni, sperando di trasmettere almeno un pizzico della mia passione.

Come nasce la tua passione per la subacquea?

Devo tornare indietro nel tempo a quando ero un bambino!
Mio Padre mi portava in barca lungo le coste di Marzamemi, Vendicari e Portopalo dove trascorrevamo le estati. Lui e mio Zio (che è anche subacqueo) mi hanno trasmesso questa passione!
Ho iniziato a fare i primi tuffi a 8 anni circa, solo maschera e pinne, ma in realtà avevo una gran paura perché non conoscevo quel mondo e soprattutto mi spaventavano le enormi praterie di Posidonia oceanica, che una volta erano molto abbondanti lungo quelle coste. Rimanevo quasi sempre vicino alla barca e mi allontanavo solo quando ero con mio Papà o mio Zio.
Crescendo la paura è scomparsa e la passione è diventata sempre più grande e a 18 anni ho deciso di diventare un subacqueo vero, con bombola ed erogatore. Il mio primo erogatore me lo regalò proprio mio Zio ed oggi lo custodisco con tanto affetto.
Da li non mi sono più fermato, anno dopo anno il numero di immersioni è cresciuto enormemente fino a perderne il conto, ne avrò fatte più di 5000!

Ci puoi raccontare come è stato il tuo primo incontro con la Macana Maldives e cosa ha significato per te?

Il mio incontro con Macana nasce quasi per caso. Seguivo la vostra pagina Facebook da tempo grazie a degli amici che erano stati in vacanza con voi, ricordo che una sera mentre ero a casa vidi il vostro annuncio di lavoro e senza pensarci due volte mandai il mio Curriculum Vitae.
Da li a poco ebbi il grandissimo piacere di conoscere te e Stefano, e da subito capii che siete prima di tutto una grande famiglia, con valori ben precisi, oltre che una realtà ormai piú che presente e affermata alle Maldive.
Dopo neanche due mesi dal nostro colloquio mi ritrovai catapultato dall’altra parte del mondo all’inizio di quella avventura che mi avrebbe cambiato la vita!

Quali sono i tuoi primi ricordi delle Maldive, appena arrivato?

Non ero mai stato alle Maldive prima di quel momento, ero emozionato come un bambino, ancora prima di atterrare quando si iniziano a vedere le varie isole dell’arcipelago ti rendi conto di essere quasi arrivato in un paradiso!
Quando sbarcai dall’aereo indossai subito maglietta e pantaloncini ed assieme ai ragazzi che avrebbero condiviso questa esperienza con me, salimmo subito sul Dhoni della Princess Haleema che ci accompagnò a Malè dove conoscemmo Valter e iniziammo subito a preparare le barche per il primo gruppo della stagione che sarebbe arrivato solo due giorni dopo. Da quel momento fu tutto un conoscere, capire e imparare, che mi ha radicalmente cambiato sia da un punto di vista professionale, che subacqueo!

C’è stato un momento in cui il lavoro che fai ha dato un contributo molto importante, parlo della liberazione di uno squalo balena, ci puoi raccontare le emozioni di quel giorno?

Durante la mia permanenza alle Maldive di incontri fantastici, da sogno, ne ho fatti tantissimi, gli animali che avevo visto da piccolo nei documentari li vedevo attraverso le lenti della mia maschera non mi sembrava vero.
Tuttavia quel giorno è stato decisamente diverso!
Avevamo appena finito una immersione nella parte nord dell’isola di Fuvahmulah all’estremo sud delle Maldive. Durante quella immersione avevamo visto di tutto, uno squalo balena due mante oceaniche e uno squalo volpe ovviamente eravamo già felicissimi ma non sapevamo che il bello doveva ancora venire.
Quando risalimmo in superficie si avvicinò il nostro Dhoni con a bordo il gruppo di Gianluca mentre io e Antonio con i nostri rispettivi gruppi ci eravamo ricongiunti in superficie per velocizzare il recupero.
Fu in quel momento che Gianluca iniziò ad urlare dalla barca SQUALO BALENAAAA. Io misi subito la maschera e appena vidi la cima attorno al suo corpo non ci pensai due volte, misi l’erogatore in bocca, e mi avvicinai all’animale nella speranza di riuscire a tagliare quella enorme cima.
Sembrava tranquillo ma affaticato, riuscii ad aggrapparmi alla cima che iniziai a tagliare con il mio coltello.
Dopo poco tempo arrivò Antonio ad aiutarmi e dopo più di 10 minuti lui riuscì a tagliare la cima e finalmente l’animale era libero!
Quando si allontanò pensai che non l’avremmo piú rivisto ma dopo un paio di minuti ricomparve come per venirci a ringraziare, si avvicinò tantissimo a me e fu li che lo salutai e ringraziai carezzandogli la pinna con la mano.
Cosa dire? Ancora oggi a distanza di quasi due anni mi vengono i brividi a ripensare a ciò che abbiamo fatto!
Una esperienza unica, irripetibile, stampata in maniera indelebile nella mia mente e in quella di Antonio che spero di poter raccontare ancora per tantissimi anni.

 Un’ultima domanda: quanto è importante trasmettere la conoscenza del mare e delle creature che lo abitano per il futuro del pianeta?

Oggi si parla tantissimo di sostenibilità, ripristino di ecosistemi, riciclo e cosí via. Tuttavia siamo solo all’inizio di una sfida enorme che ci terrà impegnati nei prossimi decenni in maniera sempre più serrata.

Veniamo da un secolo in cui il Mare è stato fruttato per le sue risorse ritenute, in maniera assolutamente errata, “illimitate” ed usato come discarica. Oggi per cambiare questa tendenza ognuno di noi deve fare la sua parte, ed è fondamentale che l’intera umanità capisca che dipendiamo al 100% dal Mare. Se il Mare muore non ci sarà futuro. Adesso è fortemente in sofferenza e dobbiamo agire adesso. Come ho già detto all’inizio di questa intervista amo trasmettere le mie conoscenze ed esperienze sul Mare, la conoscenza è il primo passo ma non l’unico per salvarlo. Serve anche la consapevolezza di ognuno di noi, la voglia e la perseveranza. Lo studio degli ambienti marini, cosa sono, cosa fanno e a cosa servono dovrebbero essere insegnati ai bambini a partire dalle scuole elementari nella speranza che le nuove generazioni crescano con una consapevolezza innata dell’importanza della tutela del Mare.