Whale shark rescue

Un gigante liberato

di Simone Musumeci e Antonio Di Franca

Al giorno d’oggi è facile trovare video sui social media e su internet, dove si vedono animali terrestri e marini che a causa dell’impatto antropico sul nostro pianeta affrontano una morte lenta e dolorosa. Tuttavia, quando arriva il giorno in cui ti trovi davanti al pesce più grande del mondo bisognoso di aiuto le cose sono ben diverse rispetto ad essere a casa comodamente seduti sul divano a vedere la tv.

Una bellissima immersione. L’incontro con uno squalo balena, uno squalo volpe, una gigantesca manta oceanica nella punta nord dell’isola di Fuvahmulah, all’estremo sud delle Maldive.

Mentre i subacquei stavano lentamente risalendo sul nostro Dhoni, la nostra guida Gianluca, che si trovava già a bordo, ci urla: “squalo balena!”. Rimetto la maschera sul viso e guardo sott’acqua. Un maestoso animale si dirige verso di noi con una cima enorme attorno al collo incastrata sulle pinne pettorali.

Quasi tutti gli squali, a causa della loro morfologia, hanno pinne pettorali fisse e sono obbligati a nuotare incessantemente per respirare, quindi era praticamente impossibile che si riuscisse a sfilare la grossa cima dalla parte anteriore del corpo.

Senza pensarci due volte, metto l’erogatore in bocca, sgonfio il GAV che mi faceva galleggiare in superfice e mi immergo nuovamente andando in contro a questo enorme animale di sette metri circa. Era una femmina e non sembrava affatto spaventata dalla mia presenza anzi sembrava chiedermi aiuto. Decido, a quel punto, di intervenire, sfodero il coltello subacqueo che ho sempre con me, mi attacco con una mano alla grossa cima che avvinghia l’animale e inizio a tagliare.

Dopo pochi istanti mi raggiunge il mio collega ed amico Antonio Di Franca. Tutti e due ci siamo fatti trasportare da questo gigante degli oceani per circa dieci minuti arrivando ad una profondità massima di quattordici metri. Antonio fortunatamente riesce a tagliare la cima, l’animale per un momento si ferma, si mette in verticale e capisce che è libero. Ci allontaniamo subito perché possa andarsene. Invece lei si gira piano, resta ferma un attimo… e poi va giù verso il blu degli abissi. E’ libera.

Eravamo lontani dalla barca, da soli, e non sapevamo nemmeno dove, ma avevamo una quantità enorme di adrenalina in corpo. Eravamo commossi e pieni di gioia per essere riusciti a liberarla.

Ma ecco che ricompare l’animale. Come per ringraziarci si avvicina a me e Antonio, io le accarezzo la pinna pettorale liberata. Lei si gira e va via lentamente, con la sua mole e la sua grazia scivola verso gli abissi. Forse non la rivedremo più ma certamente non la dimenticheremo mai.

Sono passati un paio di giorni e ancora ci vengono i brividi a ripensare a quanto è accaduto.

Sicuramente una delle esperienze più belle della nostra vita che non dimenticheremo e che ci rende orgogliosi.

Quanto alla cima, beh non è né il primo caso né sarà l’ultimo in cui un animale rimane incastrato in una rete o una cima dispersa nel mare. Purtroppo, le azioni concrete per limitare l’impatto dell’uomo sulla natura sono veramente poche. Abbiamo salvato una femmina di squalo balena che, forse, un giorno partorirà altri squali. Il video di questo evento straordinario e fortunato è stato condiviso da centinaia di persone. Noi, Antonio, io e tutta la Macana speriamo che diventi un esempio di rispetto e di buone norme di comportamento verso il mare e le sue meravigliose creature.

 

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